venerdì 24 maggio 2013

Lezione 29 - Flashback e Flashforward

Ehilà gente! Ultimamente sono produttiva! Chissà perché sempre a questi orari strambi, ma forse il mio orologio biologico ha solo bisogno di una regolata.
Oggi parliamo dei Flashback e dei Flashforward. Ma, ancora una volta, andiamo con ordine e trattiamone uno per volta.


Il Flashback (o analessi se vogliamo essere pignoli) è, come dice il nome stesso, un "lampo all'indietro", ovvero un pezzo di trama relativamente breve dedicato alla narrazione di ciò che è avvenuto PRIMA degli eventi del tempo della storia. Una volta terminato il Flashback, il narratore torna al tempo della storia, quello normale, e riprende da dove aveva lasciato. Va ricordato che, mentre il narratore racconta il Flashback, questo usa la stessa identica forma del resto del romanzo! Ovvero, se il romanzo è scritto al presente, anche il Flashback è al presente! Se fosse scritto al passato potrebbe essere solamente un ricordo, raccontato direttamente da un personaggio. Il Flashback non è questo. Il Flashback è uguale a ogni altra parte di libro, quindi è raccontato dal narratore, e non dai personaggi; è narrato con lo stesso tempo del resto della storia; per cui, in linea di massima, se io aprissi un libro che non ho mai letto, e per caso l'aprissi nella parte del Flashback, non dovrei capire che si tratta di avvenimenti antecedenti alla trama! Mi spiego? Andiamo con degli esempi chiarificatori:


Guidalberto iniziò a raccontare al suo piccolo pubblico: "stavo camminando per la piazza e ad un certo punto  ho notato un tipo con un cappello strano"

Guidalberto iniziò a raccontare al suo piccolo pubblico. 
* cambio di paragrafo/capitolo *
Guidalberto camminava per la piazza e ad un tratto notò un signore dal cappello strano.


Ora, come vedete, il primo esempio NON è un Flashback, ma solo un racconto diretto del povero Guidalberto. Mentre il secondo esempio, quello sì che è un Flashback, perché è sempre il narratore che lo racconta. Certo, è scritto come se fosse Guidalberto, intanto, a raccontare. Ma il narratore sorvola su Guidalberto che racconta e, nel frattempo MOSTRA al lettore quello che Guidalberto sta raccontando al pubblico. Compreso?
Proprio perché il Flashback ha la stessa struttura narrativa del resto del racconto, spesso è difficile da distinguere. Mi sta capitando proprio in questi giorni di leggere un libro, infatti, dove non si capisce dove parte un Flashback perché non c'è la divisione in paragrafi.
ERRORE IMPERDONABILE. Come ho detto, dato che un Flashback è essenzialmente identico al resto della narrazione, voi dovete far capire che si tratta di un Flashback! Certo, dopo un po' il lettore ci arriva per logica, ma noi NON VOGLIAMO far sforzare il lettore, giusto? Quindi consiglio, ogni volta che iniziate un Flashback, di cambiare paragrafo, andando a capo insomma almeno un paio di volte, per separare fisicamente le due parti di racconto. Inoltre, ed è una cosa molto usata nell'editoria, è utile scrivere il Flashback intero in corsivo. Già perché se si cambia solo paragrafo, il lettore può scambiarlo per un semplice cambio di punto di vista o un cambio di scena. Lo scrivere in corsivo equivale, per farvi capire, al'inserire una scena Flashback in bianco e nero in un film a colori. Se le scene Flashback non fossero in bianco e nero (o comunque con colori diversi, o con l'opacità diversa, i gusti cambiano da regista a regista), dicevo, se non ci fosse questa differenza, come distinguereste un Flashback da una qualsiasi altra scena? Ve lo dico io: semplicemente non ci riuscireste, se non mandandovi in pappa il cervello (lo so, tutto è più semplice da capire se si parla di cinema).
Tornando alla letteratura, personalmente, gradisco anche molto i cosiddetti Capitoli Flashback, scritti appunto in corsivo e separati dal resto perché si tratta di capitoli a parte.
Il Flashback può essere unitario o scaglionato. Badate che può durare anche poche righe, volendo. Se si divide un Flashback, si ha la sensazione di elaborare quasi una sorta di storia parallela che si evolve insieme alla trama originale, solamente in un tempo differente.


Poi ci sono i Flashforward (o prolessi). Sono decisamente meno utilizzati del Flashback, perché comportano un salto nel futuro. Quindi gli usi sono decisamente più ridotti. Potrei immaginarmi un Flashforward, ad esempio, per una profezia che mostra ciò che avverrà alla fine della storia. In confronto, il Flashback è molto più duttile perché può essere impiegato per ampliare la trama, e la sua completezza, senza poi ritrovarsi troppo responsabili nei confronti del Flashback stesso.
In via teorica il funzionamento del Flashforward dovrebbe essere del tutto simile a quello del Flashback. In pratica, però, il Flashforward viene usato principalmente in due situazioni: all'inizio di un romanzo o alla fine.
All'inizio funge da prologo, e anticipa gli eventi finali, per poi troncarli senza risolverli. Così, dal capitolo primo, inizia il racconto che poi vi riporterà al punto iniziale (quindi potete vedere il prologo come un Flashforward o il resto del romanzo come un grande Flashback... a vostra scelta). Il primo esempio che mi viene in mente per questo è "Twilight" della Meyer, che inizia proprio con la fine, per poi interromperla e sviluppare la storia che ha portato a quel punto.
Se il Flashforward è posto alla fine, funge invece da finale per così dire "avanzato". Ovvero, risolto l'intreccio principale, e chiusa la trama con l'ultimo capitolo, si apre una postfazione, che spesso riprende in mano i personaggi dopo un tot di tempo, per far capire come le cose si sono evolute una volta finita l'avventura principale. Esempio lampo, il finale di "Harry Potter e i Doni della Morte", è un Flashforward.
Ovviamente se i Flashforward si presentano sotto forma di prefazione o postfazione, non necessitano di essere scritti in corsivo, parlano già da sé. Per i Flashback era utile semplicemente perché, solitamente, si trovano nel bel mezzo del libro, e altrimenti sarebbe difficile identificarli.


Bene, anche per oggi ho concluso!
Dato che mi ha fatto i complimenti e ha commentato, questa lezione la dedico a Yoru per ringraziarlo.
A presto!  


mercoledì 22 maggio 2013

Aggiornamento - giornaliero #2

Wow, non mi era mai capitato di fare due aggiornamenti in un giorno solo!
Sapete cosa? la finestra di dialogo mi aveva già stancato, e quindi l'ho tolta a tempo di record. Soprattutto perché NON E' VERO che una volta votato sparisce. Ho votato 3 volte da anonima e continua ad apparire.
Per cui, ho capito che è un complotto per mettere fuori gioco il mio blog.
Doveva esserci un motivo per cui era gratis! Damn it!
Comunque, per continuare a testare il sito di NetParade, ho deciso di inserire un banner, molto meno fastidioso, in una pagina dedicata intitolata "Votami". Ringrazio in anticipo se vorrete darmi una mano!

ps: se ancora non l'avete letta, fate un salto a leggere la Lezione 28 (le ho tolto visibilità con questi due aggiornamenti, poverina). A riscriverci! 

Aggiornamento - Da ora in poi mi odierete

Salve marmaglia!
Questa è una settimana di novità. Avrete notato la grafica del tutto rinnovata, e spero vi piaccia. A me personalmente piace molto, anche se ero indecisa tra i toni verdi e i toni azzurrini... spero di aver scelto bene!
Il layout, cioè la disposizione dei widget e delle pagine, non è cambiata granché. L'unica differenza è che ho aggiunto una casella per contattarmi via email a fondo pagina.

Ora, novità più importante: grazie ad un altro blog ho trovato un sito che mi pare molto carino, che serve a pubblicizzare un po' il blog e a renderlo un pochettino più visibile. Tuttavia, da un grande potere derivano grandi responsabilità, per cui ci sarebbe un sacrificio piccino picciò da parte vostra.
In pratica, quando entrerete la prima volta nel blog, vi apparirà una finestrella di dialogo, che vi chiede se avete voglia di aggiungere un voto positivo per il blog (è proprio così che si sale in classifica).
Non è una finestra insulsa e rompiballe, nel senso che voi in teoria potreste anche chiuderla con il tasto "no grazie", però dopo riapparirà al vostro secondo accesso. Se votate invece non vi dovrebbe dare più rogne...
Io ero abbastanza contraria a questo genere di cose. Anche perché ho sempre paura di inimicarmi i nuovi avventori, che appena vedono la finestra di dialogo chiudono tutto il sito e basta. Però è solo un tentativo, posso toglierla quando voglio... e credo sia una buona alternativa ai banner pubblicitari, che io per il bene del blog non ho mai voluto aggiungere e che probabilmente mi avrebbero portato più visibilità. Anche perché, chi ha una connessione lenta lo sa, spesso i banner animati non solo sono fastidiosi da vedere, ma precludono il caricamento di tutta la pagina.
Come ho detto, è solo una prova, vediamo come va. Io stessa farò qualche accesso anonimo per verificare che la finestra sia davvero "discreta" come dicono. Se poi secondo voi è troppo fastidiosa o se vedo che comunque è di utilità abbastanza dubbia, provvederò ad eliminarla.

Sorry per il disagio, e grazie in anticipo se vorrete votare positivamente (quando avrete cliccato su "sì" vi si aprirà il sito, non dovete iscrivervi, basta solo che clicchiate su "conferma voto"). Sappiate che mi aiutate tanto con un semplice click!

martedì 21 maggio 2013

Lezione 28 - Incipit e finali

Salve a tutti amici di Arte parla di Arte!
Come promesso, arriva (un po' in ritardo), la lezione sui vari tipi di incipit e di finali che esistono nella narrativa. Sebbene ognuno di questi aspetti sia diverso da romanzo a romanzo, infatti, tutti possono comunque essere raggruppati in più ampie categorie.


Ma andiamo con ordine. Parliamo innanzitutto dell'inizio della storia. Non è da sottovalutare: non si può iniziare come si vuole, seguendo il caso. Bisogna ponderare le prime parole, perché sono quelle che faranno capire al lettore se vale la pena di continuare a leggere. Io credo che ogni libro sia un colpo di fulmine: se non attrae subito, è molto difficile avere poi un'opinione positiva su tutto il resto. Quindi stupite fin dall'inizio! esagerate, date il meglio di voi stessi!
Tecnicamente, non c'è una regola base per l'incipit. Nella precedente lezione abbiamo parlato di sequenze: ebbene, per partire con una storia potete scegliere quella che più vi aggrada. Ma attenzione! Questo ovviamente darà modo al lettore di farsi subito un'idea sul vostro stile. Se desiderate quindi uno stile veloce, iniziare con sequenze narrative o dialogate. Se invece tenete molto ai dettagli e preferite un'entrata più sfumata nel mondo del vostro romanzo, allora le sequenza descrittive e riflessive fanno per voi!
Anche per quanto riguarda lo svolgimento dell'incipit avete libera scelta: potete creare un antefatto, una prefazione, una situazione di partenza classica, oppure anche iniziare ad avvenimenti già compiuti. Quest'ultimo tipo di incipit si dice "in medias res", in italiano "nel mezzo della situazione"; è molto interessante ed è anche piuttosto difficile da gestire, perché il protagonista e i suoi aiutanti hanno già compiuto buona parte della loro avventura, che voi abili scrittori dovrete poi completare con una serie di falshback. Se volete un esempio, uno dei più famosi incipit in medias res è quello dell'Eneide: si parte con una tremenda tempesta e il naufragio di Enea e dei suoi sulle coste del Nord Africa, a Cartagine, dove la regina Didone li accoglie. Durante un banchetto, Enea narra gli avvenimenti dei quali è reduce.
Quindi ribadisco: scegliete la modalità che più preferite, ma DATE DEL VOSTRO MEGLIO!


Passiamo al finale, ovvero il "tirare le fila" dopo una storia con intreccio e svolgimento (si spera) accattivanti.
Il finale è importante quanto l'inizio, se non forse ancora di più. Le ultime parole sono quelle che lasciano il retrogusto nella mente del lettore, sono la ciliegina sulla torta: se non ci sono, tutto il resto sembra un po' meno bello (a questo proposito potete leggere anche la Lezione 1 - Le ultime parole famose).
Per cui, pensate molto bene il finale! Il finale che, tra le altre cose, può essere di 6 tipi:

  • Con morale: implicitamente o esplicitamente contiene un insegnamento morale. Molto comune nelle favole, ad esempio, degne eredi degli exemplum latini (antiche favolette scritte apposta per insegnare una morale. Molto famose quelle dell'autore Fedro)
  • Aperto: non concluso, per cui dovrebbe (uso il condizionale perché non credo molto in questa strategia) lasciare immaginare al lettore gli avvenimenti futuri. Oppure si può usare un finale aperto se si desidera avere poi la possibilità di continuare la storia (come spesso succede, ahimè, per molte serie televisive, che quindi non conducono mai a niente). ATTENZIONE PERO'! Finale aperto non è se si conclude una storia lasciando poi sottinteso quello che accadrà. Per avere un finale aperto il lettore non deve avere la minima idea di cosa accadrà dopo. Per cui i cosiddetti finali allusivi non sono da considerarsi finali aperti. 
  • Tragico: beh... direi che il nome si spiega da solo. Si ha finale tragico quando non c'è lieto fine, e tutto è descritto con toni drammatici e crudi.
  • Narrativo: finale intero, nel senso che chi scrive abbonda con i particolari per concludere la vicenda nel modo più ampio e completo possibile.
  • Tronco: finale improvviso. La vicenda è di per sé conclusa, ma il narratore non si sforza di aggiungere particolari a proposito del finale, e di quello che eventualmente accadrebbe subito dopo. Da' quasi l'impressione che il libro si chiuda per sbaglio, come fosse stata strappata qualche pagina.
  • A sorpresa: quando riporta avvenimenti che sconvolgono del tutto l'intreccio fino a quel punto ottenuto. Ad esempio, si può avere finale a sorpresa se si scopre il protagonista essere in realtà il cattivo.

Ovviamente un tipo non esclude l'altro. Si possono avere finali narrativi-con morale (i miei preferiti), oppure tragici-a sorpresa, o ancora tronco-aperto. Naturalmente l'unico accostamento non consentito, che porterebbe ad un'antinomia, è quello narrativo-tronco. 
Anche qui, potete scegliere quello che più vi piace, io non posso far altro che dirvi la mia opinione e basarmi sui miei personali gusti (come si è capito, di solito non gradisco i finali tronchi o aperti), ma non c'è alcuna legge scritta per cui bisogna preferire l'uno all'altro. Fate come vi dice la testa (o il cuore, per i più sentimentali). Però, qualsiasi cosa facciate, FATELA BENE!!! Alla fine è solo questo che determina se un libro può essere letto o meno, la passione che ci mettete.


Bene, finalmente ho finito!
Eheh, sono mancata per un mesetto, ma stavolta vi ho regalato una lezione piuttosto corposa, vero?
Vi saluto qui e vi anticipo subito che, se vorrete, la prossima lezione riguarderà i Flashback e i Flashforward! 
A ri-scriverci!


mercoledì 10 aprile 2013

Lezione 27 - Le sequenze narrative

Torno finalmente con una nuova lezione, e se devo essere sincera devo ringraziare un amico nel forum "Lands and Dragons" per avermi dato l'idea!
Oggi parliamo dei tipi di sequenze narrative. Lezione molto tecnica.
Un testo narrativo è diviso in varie sequenze, ognuna caratterizzata da diversi stili e finalità. Andiamo subito ad elencarle:


  • Sequenze Narrative: raccontano un fatto che è accaduto o sta accadendo nella vicenda.
  • Sequenze Descrittive: descrivono qualcosa o qualcuno, nella sua fisicità o interiorità.
  • Sequenze Riflessive: contiene le riflessione, le idee e le posizioni di un personaggio o del narratore.
  • Sequenze Dialogate: contiene i discorsi diretti dei personaggi.


Le sequenze non solo "parlano" di cose diverse, ma hanno diverse peculiarità! La sequenza Descrittiva, ad esempio, non solo rallenta il tempo, ma lo ferma. Ovvero non accade nulla durante una sequenza Descrittiva: il narratore è immobile a descrivere qualcosa e il lettore si ferma con lui. 
La sequenza Narrativa invece mantiene il tempo o coincidente (proporzione 1:1, nel senso che il tempo della storia, il tempo del discorso e il tempo del narratore coincidono) oppure accelerato. 
La sequenza Riflessiva, come la Descrittiva, porta il tempo a fermarsi.
La sequanza Dialogata porta il tempo ad essere sempre coincidente.
Ovviamente bisogna tenere conto di questo. Infatti, scegliendo quale tipo di sequenza far prevalere, si può scegliere quale ritmo mantenere mentre si scrive. Quindi molte sequenze Descrittive o Riflessive portano il lettore a giudicare il libro molto lento, mentre una maggioranza di Narrative e Dialogate porta ad un ritmo abbastanza frenetico.
Il mio consiglio? Come al solito, bisognerebbe equilibrare le due cose, almeno per tendere allo stile perfetto. Sarà comunque impossibile raggiungere questo standard di perfezione, è inevitabile seguire i propri gusti personali. Io ad esempio, se proprio dovessi sbilanciarmi, direi che preferisco un ritmo veloce. Non frenetico, veloce. Infatti inserisco molte sequenze Dialogate e Riflessive.
Per dovere di cronaca, devo ricordarvi che esistono altre tipologie di sequenze (espositive, argomentative, persuasive...) ma si tratta sempre di sottotipi della più ampia sequenza Riflessiva. Quindi seguono le regole di quest'ultima, per quanto riguarda il ritmo.


Distinguere tra loro le sequenze è un ottimo esercizio di scrittura creativa. Di solito si usano testi relativamente brevi, e si individuano le sequenze, che possono essere macrosequenze (se molto ampie) o viceversa microsequenze.
Ogni sequenza ha un'unità di contenuto. Quindi, tirando le somme, ogni sequenza sta con sé stessa, e si può dire conclusa quando subentra un'altra sequenza, che ha un diverso contenuto. In pratica "parla d'altro". 
Le sequenze sono per un libro quello che le scene sono per un film. Quando una scena si conclude (attenzione, non un'inquadratura, che è tutt'altro) quando una scena si conclude il film cambia completamente ambientazione e contenuto.
Una volta individuate le sequenze (non c'è mai una regola fissa, la capacità di individuarle dipende solo dalla sensibilità artistica e dall'allenamento del lettore; non c'è un modo "sbagliato" di individuare le sequenze), dicevo, una volta individuate, bisogna dare a tutte un titolo. 
E, ora, la magia: unite tutti i titoli e avrete ottenuto il riassunto della storia. Semplice, vero?
Questo è un ottimo modo non solo per esercitarsi, per capire le regole del ritmo e la struttura narrativa, ma serve appunto anche a coloro che non sono capaci di riassumere. Purtroppo è una cosa più diffusa di quanto non si pensi. E saper fare un riassunto è importantissimo. Questo è un modo per imparare.


Bene, adesso è ora che vi lasci nel vostro brodo a rimestare tutte le informazioni che vi ho dato.
Nella prossima lezione parlerò dei tipi di finali e di inizi delle storie!
A prestissimo!