sabato 17 novembre 2012

Lezione 24 - L'importanza degli antagonisti

Ah, lo so, LO SO! Sono assenteista! Ma dovete capirmi: tante cose nuove per me e tutte in una volta sola. L'Università, gli esami che si avvicinano, il vivere fuori casa per metà settimana, il tamponamento di ieri sera in tangenziale (tranquilli, sia io che la Fiestina siamo vivi e vegetiamo). Insomma, è un po' un bordello. MA Arte ora è qui, non disperate. Lezioncina per farvi vedere che ci sono ancora! (ricordo a tutti che se volete avere gli ultimi aggiornamenti vi conviene seguirmi su facebook... e se non avete facebook, ISCRIVETEVI!)

Dunque, dunque, oggi andiamo a parlare degli antagonisti. Poveracci.
No, non avete capito male: poveracci! Già noi scrittori tendiamo a trattare malissimo i personaggi principali (a loro accade di tutto, la sfortuna sembra seguirli come una nuvola di Fantozzi... ma questo è comprensibile: altrimenti non ci sarebbe trama!). Ma l'antagonista ha una sorte ancora peggiore: spesso viene del tutto ignorato.
Una delle cose che odio di più in un libro è proprio questa: vedere un antagonista che c'è solo idealmente. Non appare mai, è lì semplicemente per essere cattivo, e nei casi più estremi sembra persino non avere un motivo valido per fare ciò che fa. Gli scrittori infatti spesso partono dal presupposto che, in certi generi, il cattivo DEVE esserci, ed è naturale che ci sia, quindi può essere tranquillamente lasciato al suo destino, riservando quindi al protagonista troppi meriti e troppa attenzione. Alla fine, spesso, si pecca poi di ingenuità: uno scrittore messo nell'angolo nella ricerca della MOTIVAZIONE del suo antagonista, di solito se ne esce con: vendetta, pazzia omicida, voglia di distruggere il mondo per ricrearlo, e infine il peggiore, il "perché sì. Lo fa perché è cattivo".
Bene, oggi io sono qui per gridare un solenne e tonante NO!
Ma, nella vita reale, vi sembra normale che qualcuno faccia del male solo per essere cattivo? D'accordo, esistono casi estremi, ma in un libro, che ripeto deve sempre basarsi sulla verosimiglianza, non si può sempre giustificare tutto con la pazzia e la crudeltà immotivata. Anche nei crimini più scellerati, qualcosa a monte di solito c'è: uno che uccide una persona, spesso lo fa per non farla parlare, o per toglierla di mezzo perché intralcia qualche movimento dell'assassino; non per il semplice fatto di ucciderla! Magari poi può essere così cattivo da divertirsi a uccidere, ma qualcosa che fa partire tutto, accidenti, DEVE esserci. A maggior ragione se l'antagonista vuole distruggere il mondo intero... dovrà pur averlo uno scopo, no? Magari che si differenzi dal solito, già citato, "ricostruiamo il mondo perché ora come ora è troppo squallido".
E poi ripeto, tutti i crimini hanno un motivo! Un uomo violenta una donna per sfregio. Un terrorista fa saltare in aria una scuola per ragioni politiche o religiose... è OVVIO che ciò è sbagliato, ma siete scrittori, o no? Abbiate un minimo di fantasia! Create una storia dell'antagonista! Motivatelo! Differenziatelo dagli altri antagonisti di miliooooooooooooni di libri sugli scaffali di una libreria!
Per esempio, Hannibal Lecter non diventa "The Cannibal" perché ne ha voglia. Lo diventa dopo che la sorellina viene uccisa. Si tratta sempre di vendetta, uno dei motivi più vecchi del mondo e che, se non opportunamente elaborato, diventerebbe cliché... eppure c'è una storia soddisfacente dietro a questo personaggio! Come vedete basta poco ad inventarsi qualcosa e a costruire la psicologia dell'antagonista.
Vi prego, smettete di creare l'antagonista in funzione della trama. PRIMA viene il cattivo, poi la trama. Prima deve avere un motivo per fare ciò che fa, una logica quantomeno UMANA, e infine deve apparire nel libro! Non può essere di quelli che si vedono solo alla fine del libro per essere uccisi (sì perchè il cliché del cattivo che spunta fuori solo per la battaglia finale, ed ovviamente soccombe, direi che sa un po' di vecchio). Non costruitelo "perchè serve", costruitelo "perchè è un personaggio". Sì, è un personaggio, quindi trattatelo di conseguenza! Anche lui merita attenzione. Altrimenti ne perde tutto il libro.
Anche perché, ammettiamolo, il Kattivo Kattivissimo non inganna più nessuno. Si è visto troppe volte, soprattutto nei libri Fantasy. Guardate "Il Signore degli Anelli": è stato il PRIMO in assoluto, e aveva un cattivo non presente e non giustificato. Però a Tolkien mi sento di perdonarlo (era il primo, appunto, e inoltre è talmente dettagliato in tutto il resto che quasi ci si dimentica di quella mancanza). Ma ora basta seguire quell'orma! Fate qualcosa di originale! Date un senso all'antagonista. Anzi, di più: l'antagonista dovrebbe essere protagonista alla pari del personaggio principale. Cioè addirittura più protagonista dei coprotagonisti! Non è assolutamente un personaggio secondario: lui è l'altra parte, il polo opposto della trama. Dategli ciò che gli spetta!