Salve marmaglia!
Questa è una settimana di novità. Avrete notato la grafica del tutto rinnovata, e spero vi piaccia. A me personalmente piace molto, anche se ero indecisa tra i toni verdi e i toni azzurrini... spero di aver scelto bene!
Il layout, cioè la disposizione dei widget e delle pagine, non è cambiata granché. L'unica differenza è che ho aggiunto una casella per contattarmi via email a fondo pagina.
Ora, novità più importante: grazie ad un altro blog ho trovato un sito che mi pare molto carino, che serve a pubblicizzare un po' il blog e a renderlo un pochettino più visibile. Tuttavia, da un grande potere derivano grandi responsabilità, per cui ci sarebbe un sacrificio piccino picciò da parte vostra.
In pratica, quando entrerete la prima volta nel blog, vi apparirà una finestrella di dialogo, che vi chiede se avete voglia di aggiungere un voto positivo per il blog (è proprio così che si sale in classifica).
Non è una finestra insulsa e rompiballe, nel senso che voi in teoria potreste anche chiuderla con il tasto "no grazie", però dopo riapparirà al vostro secondo accesso. Se votate invece non vi dovrebbe dare più rogne...
Io ero abbastanza contraria a questo genere di cose. Anche perché ho sempre paura di inimicarmi i nuovi avventori, che appena vedono la finestra di dialogo chiudono tutto il sito e basta. Però è solo un tentativo, posso toglierla quando voglio... e credo sia una buona alternativa ai banner pubblicitari, che io per il bene del blog non ho mai voluto aggiungere e che probabilmente mi avrebbero portato più visibilità. Anche perché, chi ha una connessione lenta lo sa, spesso i banner animati non solo sono fastidiosi da vedere, ma precludono il caricamento di tutta la pagina.
Come ho detto, è solo una prova, vediamo come va. Io stessa farò qualche accesso anonimo per verificare che la finestra sia davvero "discreta" come dicono. Se poi secondo voi è troppo fastidiosa o se vedo che comunque è di utilità abbastanza dubbia, provvederò ad eliminarla.
Sorry per il disagio, e grazie in anticipo se vorrete votare positivamente (quando avrete cliccato su "sì" vi si aprirà il sito, non dovete iscrivervi, basta solo che clicchiate su "conferma voto"). Sappiate che mi aiutate tanto con un semplice click!
mercoledì 22 maggio 2013
martedì 21 maggio 2013
Lezione 28 - Incipit e finali
Salve a tutti amici di Arte parla di Arte!
Come promesso, arriva (un po' in ritardo), la lezione sui vari tipi di incipit e di finali che esistono nella narrativa. Sebbene ognuno di questi aspetti sia diverso da romanzo a romanzo, infatti, tutti possono comunque essere raggruppati in più ampie categorie.
Ma andiamo con ordine. Parliamo innanzitutto dell'inizio della storia. Non è da sottovalutare: non si può iniziare come si vuole, seguendo il caso. Bisogna ponderare le prime parole, perché sono quelle che faranno capire al lettore se vale la pena di continuare a leggere. Io credo che ogni libro sia un colpo di fulmine: se non attrae subito, è molto difficile avere poi un'opinione positiva su tutto il resto. Quindi stupite fin dall'inizio! esagerate, date il meglio di voi stessi!
Tecnicamente, non c'è una regola base per l'incipit. Nella precedente lezione abbiamo parlato di sequenze: ebbene, per partire con una storia potete scegliere quella che più vi aggrada. Ma attenzione! Questo ovviamente darà modo al lettore di farsi subito un'idea sul vostro stile. Se desiderate quindi uno stile veloce, iniziare con sequenze narrative o dialogate. Se invece tenete molto ai dettagli e preferite un'entrata più sfumata nel mondo del vostro romanzo, allora le sequenza descrittive e riflessive fanno per voi!
Anche per quanto riguarda lo svolgimento dell'incipit avete libera scelta: potete creare un antefatto, una prefazione, una situazione di partenza classica, oppure anche iniziare ad avvenimenti già compiuti. Quest'ultimo tipo di incipit si dice "in medias res", in italiano "nel mezzo della situazione"; è molto interessante ed è anche piuttosto difficile da gestire, perché il protagonista e i suoi aiutanti hanno già compiuto buona parte della loro avventura, che voi abili scrittori dovrete poi completare con una serie di falshback. Se volete un esempio, uno dei più famosi incipit in medias res è quello dell'Eneide: si parte con una tremenda tempesta e il naufragio di Enea e dei suoi sulle coste del Nord Africa, a Cartagine, dove la regina Didone li accoglie. Durante un banchetto, Enea narra gli avvenimenti dei quali è reduce.
Quindi ribadisco: scegliete la modalità che più preferite, ma DATE DEL VOSTRO MEGLIO!
Passiamo al finale, ovvero il "tirare le fila" dopo una storia con intreccio e svolgimento (si spera) accattivanti.
Il finale è importante quanto l'inizio, se non forse ancora di più. Le ultime parole sono quelle che lasciano il retrogusto nella mente del lettore, sono la ciliegina sulla torta: se non ci sono, tutto il resto sembra un po' meno bello (a questo proposito potete leggere anche la Lezione 1 - Le ultime parole famose).
Per cui, pensate molto bene il finale! Il finale che, tra le altre cose, può essere di 6 tipi:
Come promesso, arriva (un po' in ritardo), la lezione sui vari tipi di incipit e di finali che esistono nella narrativa. Sebbene ognuno di questi aspetti sia diverso da romanzo a romanzo, infatti, tutti possono comunque essere raggruppati in più ampie categorie.
Ma andiamo con ordine. Parliamo innanzitutto dell'inizio della storia. Non è da sottovalutare: non si può iniziare come si vuole, seguendo il caso. Bisogna ponderare le prime parole, perché sono quelle che faranno capire al lettore se vale la pena di continuare a leggere. Io credo che ogni libro sia un colpo di fulmine: se non attrae subito, è molto difficile avere poi un'opinione positiva su tutto il resto. Quindi stupite fin dall'inizio! esagerate, date il meglio di voi stessi!
Tecnicamente, non c'è una regola base per l'incipit. Nella precedente lezione abbiamo parlato di sequenze: ebbene, per partire con una storia potete scegliere quella che più vi aggrada. Ma attenzione! Questo ovviamente darà modo al lettore di farsi subito un'idea sul vostro stile. Se desiderate quindi uno stile veloce, iniziare con sequenze narrative o dialogate. Se invece tenete molto ai dettagli e preferite un'entrata più sfumata nel mondo del vostro romanzo, allora le sequenza descrittive e riflessive fanno per voi!
Anche per quanto riguarda lo svolgimento dell'incipit avete libera scelta: potete creare un antefatto, una prefazione, una situazione di partenza classica, oppure anche iniziare ad avvenimenti già compiuti. Quest'ultimo tipo di incipit si dice "in medias res", in italiano "nel mezzo della situazione"; è molto interessante ed è anche piuttosto difficile da gestire, perché il protagonista e i suoi aiutanti hanno già compiuto buona parte della loro avventura, che voi abili scrittori dovrete poi completare con una serie di falshback. Se volete un esempio, uno dei più famosi incipit in medias res è quello dell'Eneide: si parte con una tremenda tempesta e il naufragio di Enea e dei suoi sulle coste del Nord Africa, a Cartagine, dove la regina Didone li accoglie. Durante un banchetto, Enea narra gli avvenimenti dei quali è reduce.
Quindi ribadisco: scegliete la modalità che più preferite, ma DATE DEL VOSTRO MEGLIO!
Passiamo al finale, ovvero il "tirare le fila" dopo una storia con intreccio e svolgimento (si spera) accattivanti.
Il finale è importante quanto l'inizio, se non forse ancora di più. Le ultime parole sono quelle che lasciano il retrogusto nella mente del lettore, sono la ciliegina sulla torta: se non ci sono, tutto il resto sembra un po' meno bello (a questo proposito potete leggere anche la Lezione 1 - Le ultime parole famose).
Per cui, pensate molto bene il finale! Il finale che, tra le altre cose, può essere di 6 tipi:
- Con morale: implicitamente o esplicitamente contiene un insegnamento morale. Molto comune nelle favole, ad esempio, degne eredi degli exemplum latini (antiche favolette scritte apposta per insegnare una morale. Molto famose quelle dell'autore Fedro)
- Aperto: non concluso, per cui dovrebbe (uso il condizionale perché non credo molto in questa strategia) lasciare immaginare al lettore gli avvenimenti futuri. Oppure si può usare un finale aperto se si desidera avere poi la possibilità di continuare la storia (come spesso succede, ahimè, per molte serie televisive, che quindi non conducono mai a niente). ATTENZIONE PERO'! Finale aperto non è se si conclude una storia lasciando poi sottinteso quello che accadrà. Per avere un finale aperto il lettore non deve avere la minima idea di cosa accadrà dopo. Per cui i cosiddetti finali allusivi non sono da considerarsi finali aperti.
- Tragico: beh... direi che il nome si spiega da solo. Si ha finale tragico quando non c'è lieto fine, e tutto è descritto con toni drammatici e crudi.
- Narrativo: finale intero, nel senso che chi scrive abbonda con i particolari per concludere la vicenda nel modo più ampio e completo possibile.
- Tronco: finale improvviso. La vicenda è di per sé conclusa, ma il narratore non si sforza di aggiungere particolari a proposito del finale, e di quello che eventualmente accadrebbe subito dopo. Da' quasi l'impressione che il libro si chiuda per sbaglio, come fosse stata strappata qualche pagina.
- A sorpresa: quando riporta avvenimenti che sconvolgono del tutto l'intreccio fino a quel punto ottenuto. Ad esempio, si può avere finale a sorpresa se si scopre il protagonista essere in realtà il cattivo.
Ovviamente un tipo non esclude l'altro. Si possono avere finali narrativi-con morale (i miei preferiti), oppure tragici-a sorpresa, o ancora tronco-aperto. Naturalmente l'unico accostamento non consentito, che porterebbe ad un'antinomia, è quello narrativo-tronco.
Anche qui, potete scegliere quello che più vi piace, io non posso far altro che dirvi la mia opinione e basarmi sui miei personali gusti (come si è capito, di solito non gradisco i finali tronchi o aperti), ma non c'è alcuna legge scritta per cui bisogna preferire l'uno all'altro. Fate come vi dice la testa (o il cuore, per i più sentimentali). Però, qualsiasi cosa facciate, FATELA BENE!!! Alla fine è solo questo che determina se un libro può essere letto o meno, la passione che ci mettete.
Bene, finalmente ho finito!
Eheh, sono mancata per un mesetto, ma stavolta vi ho regalato una lezione piuttosto corposa, vero?
Vi saluto qui e vi anticipo subito che, se vorrete, la prossima lezione riguarderà i Flashback e i Flashforward!
A ri-scriverci!
mercoledì 10 aprile 2013
Lezione 27 - Le sequenze narrative
Torno finalmente con una nuova lezione, e se devo essere sincera devo ringraziare un amico nel forum "Lands and Dragons" per avermi dato l'idea!
Oggi parliamo dei tipi di sequenze narrative. Lezione molto tecnica.
Un testo narrativo è diviso in varie sequenze, ognuna caratterizzata da diversi stili e finalità. Andiamo subito ad elencarle:
Oggi parliamo dei tipi di sequenze narrative. Lezione molto tecnica.
Un testo narrativo è diviso in varie sequenze, ognuna caratterizzata da diversi stili e finalità. Andiamo subito ad elencarle:
- Sequenze Narrative: raccontano un fatto che è accaduto o sta accadendo nella vicenda.
- Sequenze Descrittive: descrivono qualcosa o qualcuno, nella sua fisicità o interiorità.
- Sequenze Riflessive: contiene le riflessione, le idee e le posizioni di un personaggio o del narratore.
- Sequenze Dialogate: contiene i discorsi diretti dei personaggi.
Le sequenze non solo "parlano" di cose diverse, ma hanno diverse peculiarità! La sequenza Descrittiva, ad esempio, non solo rallenta il tempo, ma lo ferma. Ovvero non accade nulla durante una sequenza Descrittiva: il narratore è immobile a descrivere qualcosa e il lettore si ferma con lui.
La sequenza Narrativa invece mantiene il tempo o coincidente (proporzione 1:1, nel senso che il tempo della storia, il tempo del discorso e il tempo del narratore coincidono) oppure accelerato.
La sequenza Riflessiva, come la Descrittiva, porta il tempo a fermarsi.
La sequanza Dialogata porta il tempo ad essere sempre coincidente.
Ovviamente bisogna tenere conto di questo. Infatti, scegliendo quale tipo di sequenza far prevalere, si può scegliere quale ritmo mantenere mentre si scrive. Quindi molte sequenze Descrittive o Riflessive portano il lettore a giudicare il libro molto lento, mentre una maggioranza di Narrative e Dialogate porta ad un ritmo abbastanza frenetico.
Il mio consiglio? Come al solito, bisognerebbe equilibrare le due cose, almeno per tendere allo stile perfetto. Sarà comunque impossibile raggiungere questo standard di perfezione, è inevitabile seguire i propri gusti personali. Io ad esempio, se proprio dovessi sbilanciarmi, direi che preferisco un ritmo veloce. Non frenetico, veloce. Infatti inserisco molte sequenze Dialogate e Riflessive.
Per dovere di cronaca, devo ricordarvi che esistono altre tipologie di sequenze (espositive, argomentative, persuasive...) ma si tratta sempre di sottotipi della più ampia sequenza Riflessiva. Quindi seguono le regole di quest'ultima, per quanto riguarda il ritmo.
Distinguere tra loro le sequenze è un ottimo esercizio di scrittura creativa. Di solito si usano testi relativamente brevi, e si individuano le sequenze, che possono essere macrosequenze (se molto ampie) o viceversa microsequenze.
Ogni sequenza ha un'unità di contenuto. Quindi, tirando le somme, ogni sequenza sta con sé stessa, e si può dire conclusa quando subentra un'altra sequenza, che ha un diverso contenuto. In pratica "parla d'altro".
Le sequenze sono per un libro quello che le scene sono per un film. Quando una scena si conclude (attenzione, non un'inquadratura, che è tutt'altro) quando una scena si conclude il film cambia completamente ambientazione e contenuto.
Una volta individuate le sequenze (non c'è mai una regola fissa, la capacità di individuarle dipende solo dalla sensibilità artistica e dall'allenamento del lettore; non c'è un modo "sbagliato" di individuare le sequenze), dicevo, una volta individuate, bisogna dare a tutte un titolo.
E, ora, la magia: unite tutti i titoli e avrete ottenuto il riassunto della storia. Semplice, vero?
Questo è un ottimo modo non solo per esercitarsi, per capire le regole del ritmo e la struttura narrativa, ma serve appunto anche a coloro che non sono capaci di riassumere. Purtroppo è una cosa più diffusa di quanto non si pensi. E saper fare un riassunto è importantissimo. Questo è un modo per imparare.
Bene, adesso è ora che vi lasci nel vostro brodo a rimestare tutte le informazioni che vi ho dato.
Nella prossima lezione parlerò dei tipi di finali e di inizi delle storie!
A prestissimo!
venerdì 8 marzo 2013
venerdì 1 marzo 2013
Stop Vivisection!
Oggi vi parlo di "Stop Vivisection", un'iniziativa popolare volta ad abrogare finalmente la vivisezione in TUTTI i paesi UE e su TUTTI gli animali. Non solo: la norma verrebbe sostituita, e il nuovo testo imporrebbe di utilizzare dati specifici per la specie umana in ogni esperimento. Ricordiamo infatti che la vivisezione, e la sperimentazione animale in genere, oltre ad essere eticamente aberrante, è anche scientificamente dimostrata essere non sempre efficace per quanto riguarda la creazione di medicinali o cosmetici utili all'uomo. Oggi come oggi esistono nuove tecnologie, e la sperimentazione animale è del tutto INUTILE, solo meno dispendiosa per le aziende. Ritengo quindi che l'abrogazione della legge in esame sia un passo non solo UTILE, ma NECESSARIO!
Quindi vi chiedo col cuore in mano di andare sul sito di Stop Vivisection e apporre la vostra firma! L'iniziativa sarà valida solo una volta raggiunto il milione di firme, e c'è ancora tanto lavoro da fare. Quindi non aspettate un secondo di più e correte a firmare: Arte ve lo impone!
Purtroppo il requisito per rendere valida la firma è la maggiore età, quindi verrà scartata una buona fetta dei miei lettori, ma gli altri non devono tardare di un solo minuto. E' un'operazione semplice e veloce, impiegherete al peggio un paio di minuti, e non è richiesta registrazione al sito.
Trovate il logo di Stop Vivisection in basso a sinistra, nella colonna dei widget, si può accedere al sito anche da lì.
FORZA, FIRMATE!
ps: molti vedranno la dicitura "abroghiamo la legge sulla protezione degli animali da laboratorio". Ora, per evitare equivoci, fate attenzione: c'è sì protezione per gli animali da laboratorio (e poi nemmeno così tanta), ma accettarne la protezione significa implicitamente ammettere la vivisezione. Ecco perché Stop Vivisection è interessata ad abrogare questa norma e a sostituirla. E' molto fraintendibile.
Quindi vi chiedo col cuore in mano di andare sul sito di Stop Vivisection e apporre la vostra firma! L'iniziativa sarà valida solo una volta raggiunto il milione di firme, e c'è ancora tanto lavoro da fare. Quindi non aspettate un secondo di più e correte a firmare: Arte ve lo impone!
Purtroppo il requisito per rendere valida la firma è la maggiore età, quindi verrà scartata una buona fetta dei miei lettori, ma gli altri non devono tardare di un solo minuto. E' un'operazione semplice e veloce, impiegherete al peggio un paio di minuti, e non è richiesta registrazione al sito.
Trovate il logo di Stop Vivisection in basso a sinistra, nella colonna dei widget, si può accedere al sito anche da lì.
FORZA, FIRMATE!
ps: molti vedranno la dicitura "abroghiamo la legge sulla protezione degli animali da laboratorio". Ora, per evitare equivoci, fate attenzione: c'è sì protezione per gli animali da laboratorio (e poi nemmeno così tanta), ma accettarne la protezione significa implicitamente ammettere la vivisezione. Ecco perché Stop Vivisection è interessata ad abrogare questa norma e a sostituirla. E' molto fraintendibile.
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