sabato 20 luglio 2013

Riflettendo - L'editoria a pagamento

Salve belli!
Oggi iniziamo con una carrellata di considerazioni a proposito dei sistemi editoriali di cui noi sfortunatissimi esordienti ci possiamo avvalere. Si parte da quella che odio di più: l'editoria a pagamento.
Innanzitutto, sfatiamo qualche lecito dubbio: quando si parla di editoria a pagamento non si parla del pubblicare da soli, andando in copisteria e facendosi stampare qualche centinaio di copie... no, si parla di vere e proprie case editrici, che prendono in visione i nostri lavori, li giudicano, e in caso di esito positivo (e quasi sempre c'è un esito positivo, dato che sono gli autori a pagare) vengono sottoposti ad un "buon" editing, pubblicati e anche distribuiti.
Sì, ok, questo è quello che promettono loro. La realtà è qualcosa di ben differente.
Innanzitutto, partiamo dal ragionamento più ovvio: perché pagare? Per avere un servizio, dicono alcuni. SBAGLIATO! Non sono LORO che danno un servizio a NOI, è l'esatto opposto! Siamo noi scrittori a fare il lavoro sporco, noi scrittori a impegnarci, a volte per anni, solo per sfornare qualcosa di decente. Perciò siamo noi che abbiamo lavorato, e noi che diamo da vivere alle case editrici! Una casa editrice seria non chiede soldi per fare il lavoro che compete a lei. Lo scrittore fa lo scrittore, l'editore fa l'editore. Troppo facile dire che lo scrittore fa lo scrittore, poi paga e fa anche l'editore... Quindi fate attenzione, scrittori in erba, diffidate tantissimo dalle case editrici a pagamento, perché vi chiedono soldi per fare qualcosa che non vi compete! E soprattutto perché tutto quello che fanno ve lo disegneranno come un favore, mentre in realtà il favore lo fate voi a loro, perché concedete la vostra opera, i vostri diritti, i vostri soldi, e infine buona parte delle percentuali sulle eventuali vendite! Sempre se di vendite ce ne saranno, perché una casa che riceve soldi dall'autore non è per niente incentivata a vendere, tanto i soldi li prende direttamente dalle vostre saccocce! Invece una casa editrice che non richiede nessun contributo si deve impegnare per non fallire, fare davvero del buon editing e della buona distribuzione!
In pratica quello del confondere ciò che compete l'editore e ciò che compete lo scrittore è come confondere chi "offre lavoro" da chi lo "acquista". Non è l'azienda a offrire lavoro al lavoratore, è il contrario! Il lavoratore offre il suo lavoro all'azienda, e l'azienda lo acquista. Lo stesso per gli editori: non sono loro che offrono lavoro, siamo NOI, e come tale LORO devono acquistarlo. Chiaro?
Quindi, abbiamo visto come questo sistema non solo sia profondamente ingiusto ma anche controproducente, come dicevo una casa editrice i cui introiti provengono direttamente dai propri autori non è per nulla incentivata a fare un buon lavoro. Ma ora vorrei farvi aprire gli occhi anche a proposito degli imbrogli che le case editrici a pagamento intessono.
Le suddette, infatti, SANNO di essere delle ladre, e come è ovvio tentano in tutti i modi di nasconderlo. Nei propri siti non sono quasi mai chiari a proposito del loro lavoro, fanno solo promesse e non si soffermano sui tipi di contratto che vorranno davvero offrire, imbrigliando quelli che capitano nella loro rete. A me questo è capitato di recente con la casa editrice Kimerik. Un sito per la maggior parte incomprensibile, e se andate a vedere la loro presentazione non troverete mai, nemmeno per sbaglio, le parole "contributi", "pagamento", "copie dell'autore"... e invece, cari, questa casa editrice è proprio a pagamento. Non solo: se per caso chiedete informazioni via email con il modulo da loro disposto, non riceverete nessuna informazione aggiuntiva in merito. E sono pronta a scommettere che anche via telefonica ci saranno operatori molto in gamba a rigirare la frittata.
Infine, poi, ci sono quelle case editrici a pagamento che ammettono di essere a pagamento, ma lo dicono con un tono talmente vittimista da farti quasi credere nella loro onestà. Frasi tipo: "Richiediamo un piccolissimo contributo all'autore per permetterci di svolgere al meglio il nostro lavoro" o, ancora peggio "All'autore, in cambio del nostro fantasmagorico servizio, chiediamo solamente l'acquisto di un ristrettissimo numero di copie".
Insomma, questo dovrebbe farvi capire quanto siano false certe case editrici. Voler nascondere o voler passare per "falsi buoni" è il tipico atteggiamento di chi sa bene di stare facendo qualcosa di moralmente aberrante. Tanto più che, ovviamente, le maggiori case editrici sono appunto senza contributi. Sarà solo un caso?
Per cui, autori, DIFFIDATE! Anche se siete disperati non lasciatevi mai, mai, MAI irretire da questi, non posso definirli in altro modo, strozzini.

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