venerdì 10 febbraio 2012

Lezione 6 - Punteggiatura proibita e "D" eufonica

Ebbene sì, oggi parliamo della punteggiatura proibita. Che cos'è? Semplice: tutti quei segni di interpunzione non graditi, né dai lettori, né tanto meno dalle case editrici.
Prendiamo, ad esempio, i punti di sospensione. Molto di moda, devo dire, e allo stesso tempo tanto sbagliati. Anche io ne faccio uso, lo devo ammettere. Anzi, credo che tutti ne facciano uso, uno sfrenato uso. Non bisognerebbe.
Quando siete alla fase di correzione di un testo, ogni volta che incontrate i punti si sospensione, chiedetevi se davvero servono. Se il discorso sta in piedi anche con un punto fermo o con un qualsiasi altro segno di interpunzione, allora TOGLIETELI ASSOLUTAMENTE! Non si usano i punti si sospensione, quasi mai. Solo in certe situazioni, quando è assolutamente necessario dare un senso di "non finito" ad un discorso (e ricordiamo che, in questo caso, ne bastano 3, quelli in più non solo sono superflui, ma anche fastidiosi). Altrimenti, via! Non ci vogliono i tre fatidici puntini. Se non ne mettete, insomma, fate un favore a tutti. Ai lettori, perché la lettura si fa più lineare. Alla casa editrice, perché non deve toglierli per voi. A voi stessi, perché la casa editrice prenderà almeno in considerazione il vostro manoscritto.
Altri segni proibiti sono i punti esclamativi e interrogativi, se ripetuti. Evitateli direttamente: ne basta uno, sul serio, perlomeno nel manoscritto che volete pubblicare. E lo stesso valga anche per i punti esclamativi insieme agli interrogativi: se li avete usati, pensate bene se preferite che quella frase sia interrogativa o esclamativa e scegliete solo uno dei due simboli. Un manoscritto che li porta entrambi è in grado di farsi letteralmente odiare dagli editori e dai lettori.
Infine, parliamo della "D" eufonica. Non volevo dedicare un articolo intero solo a lei e, sinceramente, credo che anche se non si tratta di un simbolo di punteggiatura possa rientrare nel discorso dei simboli proibiti. 
Innanzitutto, cos'è la "D" eufonica? E' quella "D" che si mette attaccata alle congiunzioni "e" per farla diventare "ed" e "o" perché divenga "od", oppure alla preposizione "a" per farla diventare "ad".
Ecco. A quanto pare, gli editori non gradiscono molto la "D" eufonica. La considerano qualcosa di antico, che mano a mano sta scomparendo dal linguaggio comune. Forse anche a buon diritto.
Quindi sarebbe meglio, anche in questo caso, evitare la "D" eufonica. Attenzione, però, non sempre! Ci sono occasioni in cui diventa necessario utilizzarla, per esempio quando la lettera con cui inizia la parola che segue è la stessa della congiunzione/preposizione. Per esempio: è meglio scrivere "ad Alberto" che "a Alberto". Ma, allo stesso tempo, è meglio scrivere "e Alberto" al posto di "ed Alberto".
Insomma, anche se la regola vorrebbe la "D" eufonica ogni volta che la parola che segue inizia per vocale, voi usatela solo quando avete la stessa vocale della congiunzione o della preposizione (o quando sarebbe proprio uno scioglilingua non usarla). Ancora qualche esempio, per non essere fraintesa:

  • si scrive "e andarono" non "ed andarono"
  • si scrive "ed educarono" e non "e educarono"
  • si scrive "o Erica" non "od Erica"
  • si scrive "od Oriana" non "o Oriana"

Ovviamente mi discolpo: so che questa non è propriamente la grammatica (ambasciator non porta pena, risparmiatemi!). Ma in effetti è vero, si sta perdendo l'uso della "D" eufonica, soprattutto nella lingua parlata. E le case editrici vogliono raggiungere un pubblico più esteso possibile; sì, anche utilizzando questi metodi. Quindi a vostra discrezione l'uso di questa "D", a vostro piacimento. Sappiate solo che spesso non piace.

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