martedì 21 agosto 2012

Video - Recensione "Il Gatto che venne dal Freddo"

Ed ecco a voi la seconda recensione! Buona visione!
Ovviamente condivisioni, voti, commenti sono graditissimi!



venerdì 17 agosto 2012

I personaggi fanno QCCV

Quel Cavolo Che Vogliono! Esattamente. QUEL CAVOLO CHE VOGLIONO!
Lo scrittore crede di essere una sorta di dio creatore... non è vero. Sono i personaggi che decidono come va a finire la storia, che noi sgangherati autori vogliamo ammetterlo o meno. Sono LORO a decidere, LORO a farti scrivere ciò che vogliono. E ci illudiamo ancora di avere il potere... tsé! Il potere non l'abbiamo mai avuto, meno che mai scrivendo, anche se era il campo in cui credevamo di poter fare il bello e cattivo tempo. Non mi credete? Muahahahahah, poveri illusi! Prima o poi ve ne accorgerete. Ve lo garantisco.

Ok, dopo questa prefazione che anche io stento a capire... buondì signori!
Oggi mi sento particolarmente in vena di scrivere. Di uscire no, di farmi una vita sociale nemmeno... di scrivere sì. Ed è una buona notizia.
In realtà però non posso farlo. Già perché... teniamomi forte... HO FINITO IL MIO LIBRO!
Lo so, lo so, alcuni di voi ne erano già al corrente. Ma dovevo dare la notizia anche qui. Ho finito il mio libro. Del tutto, intendo (anche la correzione che mi è costata quasi un anno di lavoro, maledetta scuola!). La buona notizia è che entro la fine della prossima settimana dovrei essere riuscita a contattare almeno una decina di case editrici... e vi dirò: ho una buona sensazione a riguardo! Non so come mai ma, almeno sotto questo aspetto, sono piena di ottimismo! A dire il vero mi preoccupo solo per quelle case editrici che hanno richiesto l'intero manoscritto... davvero vogliono farsi spedire un pacco da 3 quintali? Mmm... peggio per loro.
Per il resto, tutto procede monotono. Ultimamente poi fa un caldo... colpa dell'anticiclone mio omonimo, che se ne andrà dall'Italia esattamente il giorno 25, quando cioè io partirò per il mare. Dite che prenderò l'acqua?   Io dico di sì. Sono anche in tenda, quindi ci sarà da divertirsi!
Per il secondo video, invece, dovrete aspettare ancora pochino: quell'incompetente di Pinnacle Studio non mi aveva salvato il progetto (sì, capitano tutte a me) ma ora ho rimediato e devo giusto adesso iniziare il caricamento.
Quindi che dire... tutto procede! E io sono felice di questo.
Ciao ciao, ci si vede alla prossima lezione!

domenica 12 agosto 2012

Lezione 19 - I pensieri

Premetto subito che questa lezione non è da prendere per oro colato. Qui più che mai si parla di gusti personali. Non andrò quindi a denunciare cosa è sbagliato e cosa è giusto... vi dirò solamente la mia opinione, e voi vi regolerete di conseguenza.
Dunque, esistono due tipi di pensieri:


  • Pensieri diretti: quelli posti tra virgolette, proprio come un discorso diretto. La differenza sta nel fatto che si tratta sempre di un pensiero, quindi gli altri personaggi non vengono resi partecipi:
"Che bella giornata!" pensò Gertrude. 

  • Pensieri indiretti: quelli riportati dal narratore senza seguire per filo e per segno le parole del pensiero del personaggio:
Gertrude pensò che forse una bella giornata. 



Io preferisco di gran lunga il secondo metodo. Raramente, infatti, gradisco vedere riportati i pensieri di un personaggio, soprattutto se il personaggio sta parlando a sé stesso. Odio vedere scritto, ad esempio:

"E se facessi una passeggiata? Il tempo è proprio bello!" pensò Gertrude.

 A dire il vero non so perché, forse mi dà semplicemente l'idea di entrare troppo nel personaggio, ed è qualcosa di irreale. La narrazione indiretta, invece, riporta i pensieri mediante la voce del narratore esterno, quindi mi sembra più realistico. 
Detto questo, comunque, rimane il fatto che preferire i pensieri diretti o indiretti è qualcosa di strettamente personale. Esistono autori molto famosi che usano i pensieri diretti... il che sta a significare che non è sbagliato. E' solo questione di preferenze. L'unica cosa che vi chiedo di EVITARE ASSOLUTAMENTE, ancora una volta, sono i pensieri ad alta voce quando il personaggio è solo in scena. Non esiste niente di più anormale! E ve lo ripeto perché nel libro che sto leggendo ce ne sono davvero troppi (di nuovo, ecco il link alla Lezione 16)
Ma ora ditemi, voi che ne pensate? Pensieri diretti o indiretti? Fatemi sapere! 

mercoledì 1 agosto 2012

Lezione 18 - I dialoghi

Salve a tutti, ed eccomi di nuovo tornare ad un regime (quasi) normale con una bella lezione!
Oggi parliamo dei dialoghi. I dialoghi che tanto vengono sbagliati da tanti autori. I dialoghi che vengono sottovalutati. I dialoghi che vengono considerati marginali. I dialoghi che in realtà hanno la stessa funzione delle decorazioni su un albero di natale: l'albero (cioè il libro) sta in piedi anche da solo, ma senza le decorazioni, o con decorazioni brutte, fa veramente schifo.
Lo so, sono proprio un genio con le metafore.
Comunque, si parla di dialoghi. Ormai lo avrete capito: secondo me sono la parte del libro più importante, anche senza voler esagerare. Il perché è presto detto: il dialogo è quella  parte del libro in cui ogni lettore si può davvero immedesimare, ma è anche la parte più difficile da scrivere.
Il dialogo è qualcosa di molto naturale, a cui tutti siamo abituati: assistere alla conversazione tra due o più persone è qualcosa che facciamo praticamente da quando veniamo al mondo. Quindi sappiamo bene cosa è realistico e cosa no, sappiamo bene come la gente vera si comporterebbe parlando. Il che è un'arma a doppio taglio: al minimo errore, il lettore se ne accorge e il dialogo perde interamente di credibilità; ma se il dialogo è fatto bene, il lettore ne riceverà una bellissima sensazione, e sarà portato ad essere più soddisfatto del libro.
Lasciate perdere descrizioni, narrazioni etc: i dialoghi sono lo scoglio che molti autori, anche capaci, non riescono a superare! Fate bene i dialoghi, ed è molto probabile che incanterete il lettore. Capito?
Ecco ora qualche regola tecnica per rendere i dialoghi più fluidi e realistici:


  • Frasi brevi! Evitate i lunghi discorsi quando non servono, usateli solo se strettamente necessario. Tentate invece di non dilungarvi troppo sulle parole di un solo personaggio, cercate di fargli dire ciò che volete con meno vocaboli possibile.
  • Non eccedete con la punteggiatura, come i punti di sospensione, i punti esclamativi o interrogativi. I punti di sospensione sono quasi sempre da evitare, a meno che il discorso non venga lasciato davvero in sospeso, o il personaggio non cambi improvvisamente argomento. Se non sussiste una di queste due situazioni, toglieteli e sostituiteli con un semplice punto. Per quanto riguarda esclamazioni e domande, invece, usate UN SOLO segno di punteggiatura. Evitate di voler dare più enfasi accostando più punti esclamativi o interrogativi. E soprattutto, se è possibile, non usate punti esclamativi e interrogativi insieme! Sappiate, comunque, che la punteggiatura è importante, quindi non metterla è peggio che metterne troppa. Cercate di regolarvi, certo, ma se proprio dovete sbagliare, sbagliate per eccesso. 
  • Non ripetete continuamente il nome del personaggio a cui colui che parla di sta rivolgendo. Questo è un metodo adatto a capire chi sta intervenendo e verso chi quando si è in presenza di un dialogo di gruppo piuttosto vasto. Ma se si hanno due sole persone, o comunque dai modi e dal lessico si può capire chi sta parlando con chi, evitate di ripetere sempre i nomi. Non è realistico! Le persone vere non lo fanno, si rivolgono con lo sguardo, al massimo chiamano una volta il nome di colui col quale vogliono interagire, ma non di più! Sapeste quante volte ho visto:

"Ehi, Asdrubale, ceniamo insieme?"
"Assolutamente sì, Ermenegilda!"
"Ma, Asdrubale, paghi tu?
"No, Ermenegilda, non ho molti soldi"
"Ma Asdrubale, io ne ho ancora meno!"
"Eremenegilda, è meglio se non ceniamo insieme"
"Hai ragione Asdrubale"
"A domani Ermenegilda"
"A domani Asdrubale".

  • Da evitare anche il lessico troppo curato, a meno che il personaggio non sia un letterato che parla molto bene anche dialogando. Soprattutto se è un dialogo tra amici: lasciate perdere gli altisonanti! Tra amici si parla così, come capita... niente frasi ricercate, intesi? Voglio dire, non sbagliate i congiuntivi come di solito la gente tende a fare parlando, ma non trasformate nemmeno in poeta laureato un barbone di strada. Comprì?
  • Differenziate il modo di parlare tra personaggio e personaggio, sia come tono di voce, sia come lessico e modo di atteggiarsi. Potrebbero esserci personaggi che, ad esempio, tendono spesso a ripetere la stessa parola, proprio come le persone vere, o personaggi che parlano in maniera insicura etc etc... differenziateli durante tutto il libro!
  • Evitate le sfilze interminabili di sole righe di dialogo! Tra l'una e l'altra fate accadere qualcosa di tanto in tanto, anche solo far cambiare posizione ad un personaggio. Questo darà l'idea al lettore di trovarsi in mezzo alla discussione e di VEDERE ciò che accade, piuttosto che ascoltare un dialogo alla radio.
  • I PERSONAGGI NON DEVONO FARE LUNGHI DISCORSI DA SOLI, perché non è per nulla naturale! (e qui ci ricolleghiamo alla Lezione 16
  • Senza abbondare, non è comunque male farcire il tutto con espressioni onomatopee, come "ehm" "uhm" etc etc...
  • Quando un discorso è troppo lungo da scrivere, e soprattutto il lettore conosce già ciò che c'è da dire (ad esempio quando un personaggio ragguaglia un altro su un evento a cui il lettore ha già assistito mediante la narrazione), evitate di fare l'intero discorso, ma inseritelo indirettamente. Basta scrivere, ad esempio: "[...] E Asdrubale spiegò ad Ermenegilda come era riuscito a salvarsi. Al che Ermenegilda disse... [...]"
  • Il dialogo spezza la narrazione, e soprattutto porta il tempo del discorso a coincidere con quello della storia (in rapporto 1:1, insomma, con il tempo come sarebbe realmente). Tenetene conto! Se state descrivendo qualcosa che è accaduto in molti mesi, evitate di aggiungerci all'interno dei dialoghi, che riportano il tempo "accelerato" della narrazione a quello normale. Sono salti che se fatti troppo spesso fanno venire letteralmente il voltastomaco, quindi fate che il tutto sia omogeneo, regolatevi: dialoghi con dialoghi, narrazione dal ritmo veloce con narrazioni dal ritmo veloce. 


Ok, non mi viene più in mente niente.
In ogni caso, io consiglio sempre di agire sul campo: la prossima volta che dialogherete con qualcuno, studiate la natura di quel dialogo: le pause, le sospensioni, i toni di voce, lo stile formale o informale etc etc... Se lo farete il più possibile, allora quando arriverà il momento di scrivere saprete su cosa basarvi, avrete ancora in testa qualcosa di reale e verosimile.