venerdì 29 giugno 2012

Lezione 14 - La spannung

Rieccomi, finalmente! Sì, stavolta è davvero finita. Finita. FINITA. F I N I T A!!!!!!!!
Si vede che sono felice? Eh, direi proprio di sì. Più o meno potremmo dire che mi sento così:


Che liberazione! Adesso aspettiamo di vedere i risultati, ma per ora mi godo l'attimo.
Ora dunque, finalmente possiamo iniziare con la VERA lezione. Quella che interessa a voi.
Dunque, oggi si parla di spannung. La spannung è il punto di massima tensione nel libro, ma si può individuare anche nei film. Quel punto in cui TUTTO va male, ma proprio tutto, ma alla fine interviene un personaggio o un evento a cambiare il corso delle cose. Prendiamo ad esempio Avatar, il film di Cameron: lì la spannung generale si ha quando (non leggete oltre se non volete spoiler) muoiono molti dei personaggi principali, durante la battaglia. Poi interviene il protagonista che, con varie idee e dimostrazioni di coraggio, lotta e infine vince sull'antagonista. Insomma, la spannung è quel momento in cui il lettore/spettatore arriva a pensare che non ci sia più nulla da fare. 
Lo stesso discorso vale per i libri. C'è sempre un momento di spannung generale. Anche nei libri più orrendi, c'è. Ed è importante individuarlo nel proprio lavoro in modo da dare la giusta intensità e drammaticità a quel momento. Se ad esempio è troppo breve, il lettore verrà sballottato da una situazione ad un'altra mediante un repentino colpo di scena, e alla fine ne uscirà insoddisfatto, come se non avesse avuto il tempo di accorgersi di cosa stava accadendo. Mentre, se è troppo lento, il lettore ad un certo punto di deprimerà a tal punto da perdere le speranze e (è possibile, sì) abbandonare il libro. NO BUONO!
Quindi, lezione di oggi: la spannung, ma potremmo far valere lo stesso discorso per tutti i momenti di tensione, va pensata e misurata. Né troppo veloce, né troppo lenta. 
Lo so, è difficile dare un metro unico di giudizio. Ma ognuno ha il suo lavoro personale e non si può stilare una regola generale per tutti. Ma, come dico sempre, noi stessi siamo il miglior metro di giudizio. Quindi rileggete la vostra "scena in tensione". Vi piace? Allora è molto probabile che vada bene. In fondo uno scrittore sa sempre cosa è bene e cosa è male per la sua opera, se davvero la conosce. 


giovedì 28 giugno 2012

Aggiornamento - Non è ancora finita, ma...

...Ma non ho voglia di studiare. Sì. Questa è la pura verità. Sapete quel genere di menefreghismo che ti fa dire "non me ne importa proprio un ca**o!" a tutto ciò che ti capita di dover commentare... a parte agli europei di calcio, ovviamente. Sì, ecco, sono immersa in questo stato. Domani ho l'orale e l'unica cosa a cui penso davvero è che stasera ci sarà Italia-Germania. Sono spacciata secondo voi? Sì, decisamente. E continua a non importarmene proprio un ca**o.
Cavolo... divento volgare quando sono stressata. Devo calmarmi.

Ora, passiamo alle buone notizie! Dato che da domani sarò libera, ho intenzione di tempestarvi da subito con un'altra lezioncina. Inoltre, ecco un piccolo aggiornamento: stavo pensando, grazie anche all'aiuto di Moroso, di utilizzare BENE il mio canale su YouTube. Per scopi utili, diciamo. E di collegarlo, magari, a questo Blog... ok, ancora non so che genere di video farò. Pensavo a recensioni di libri/film. Oppure rifare le lezioni di scrittura raccontate a voce. Ma questo ancora non è sicuro. Niente è ancora sicuro. So solo che la voglia di fare qualcosa di non inerente alla scuola è tanta, e devo impegnarla in qualche modo. Quindi... non so che dirvi, se la cosa andrà in porto ve lo farò sapere. Anzi, ditemi voi: faccio bene o è un'idea idiota?

Ciao ciao, ci si scrive più vecchi!
Ah, e ovviamente... FORZA AZZURRI!!!!!

lunedì 11 giugno 2012

Lezione 13 - Queneau e i suoi esercizi di stile

Io ho sempre sostenuto che non è tanto importante ciò che si scrive, ma come lo si scrive. Una trama originale raccontata male è la cosa peggiore che si possa leggere e, d'altra parte, una banalità raccontata bene può avere un enorme successo. Lo dimostra Queneau in un suo libro, "Esercizi di stile".
In realtà ero indecisa se mettere questo post sotto le "lezioni", perché in realtà la lezione non la faccio io. Però sinceramente non avevo altro modo di etichettarla. Prendetela più come un consiglio per la lettura che come lezione. D'accordo? Bene.
Cos'è "Esercizi di stile"? E' un fantastico libricino che, in ogni pagina, racconta la stessa, banalissima situazione: l'Io narrante si ritrova su un tram, gli capita di vedere un personaggio curioso che si lamenta degli spintoni di un altro passeggero, e che successivamente incontrerà nuovamente in giro per Parigi. Vi posso garantire: 10 righe di narrazione. Non di più. E di una banalità sconvolgente. Ma, in ogni pagina, raccontate in modo differente. Una volta dal punto di vista dell'Io narrante, un'altra da quello del personaggio strano, un'altra ancora da un altro passeggero. Poi in completo dialogato, poi solo per domande, poi solo per esclamazioni, poi con tutte le parole anagrammate, poi solo per metafore etc... Novantanove modi differenti di raccontare un evento semplicissimo, per niente originale. E vi giuro che questo libro sa tenere il lettore più attaccato alle pagine di quanto non sappia fare Moccia con le sue trame piene di intrighi improbabili.
Inoltre la traduzione è a cura di U. Eco, quindi vi consiglio vivamente di darci uno sguardo. E' perfetto per chi vuole trovare mille modi diversi di scrivere! Ed è anche piuttosto divertente.
Andate a vedere qui per farvi un'idea! Cliccate sul primo risultato e scaricate il libro in formato doc.

sabato 9 giugno 2012

La terra trema, ma... ci si riprende

Salve a tutti. Avrei voluto scrivere questo post lunedì, in occasione del lutto nazionale per i terremotati in Emilia, tra i quali tra l'altro ci sono tanti miei amici e parenti. Non avendolo potuto fare, vorrei esprimere ora la mia solidarietà, anche se purtroppo possono sembrare solo parole, soprattutto perché il disastro è a me così vicino da farmi rabbrividire. Anche io ho sentito la terra tremare, anche io sono stata evacuata dalla mia scuola... quindi posso solo vagamente immaginare quanto possa essere orrenda questa situazione per chi ha perso tutto, casa, lavoro, magari anche famigliari... sono, anzi, siamo tutti con voi.

A proposito, pur non essendo a grave rischio crolli, la mia scuola è stata chiusa con una settimana in anticipo. Il che sta a significare che io non avrò mai il mio ultimo "ultimo giorno di scuola". Ho una nostalgia in corpo che non vi immaginate neanche. E la maturità si avvicina, inesorabilmente.
Almeno, e questo posso dirlo per dare spazio a qualche bella notizia, l'Ispirazione pare essersi infatuata di me, e non mi lascia andare nemmeno un secondo. Il che mi fa scrivere stralci che trovo stupendi, oltre che a farmi venire in mente le nuove lezioni da scrivere su questo blog.
Inoltre, l'amore non si è assopito, nonostante pochi giorni fa io e Moroso abbiamo festeggiato i due anni di "ragazzamento". Chi l'avrebbe mai detto?
In conclusione... beh, questo pare essere un momento di vita parecchio movimentato. Ma sembra stia procedendo verso la giusta direzione, finalmente, dopo tante settimane di totale depressione. Quindi sono contenta così. Anzi, auguro a tutti coloro che ora si trovano in una situazione difficile una buona fortuna. Non vi arrendete mai! Continuate a lottare!

sabato 2 giugno 2012

Lezione 12 - L'esperienza prima di tutto!

Slave gentaglia! No, non mi sono AFFATTO liberata di tutti gli innumerevoli impegni che mi perseguitano. Ma sono entrata nella fase "polleg" per usare un termine che ora va tanto di moda. Ho da fare millantaventordici cose in una volta sola, ma ho ben deciso di venire qui sul blog, perché mi sono davvero rotta i cogonas! GIUSTO? Giusto!
Bene bene, ora cominciamo con la nostra lezione. L'ho intitolata "l'esperienza prima di tutto". Sapete, io appartengo a quella cerchia di persone estremamente convinte che per descrivere qualcosa bisogna prima di tutto conoscerla! E una cosa non la si conosce finché non la si è vista, una situazione non la si può descrivere se non la si è vissuta. Quando si scrive lo si fa per trasmettere ad altri qualcosa che sentiamo, e non possiamo trasmettere qualcosa che non conosciamo. Mi spiego?
Bene. Ora che lo sapete, vi chiederete: ma bisogna aver provato proprio tutto? La risposta è sì. Nei limiti del possibile, ovviamente.
Con questo non mi riferisco solo alla ricerca di informazioni utili per il libro o il racconto in sé, come può assere la ricerca storica per scrivere un racconto ambientato nella II Guerra Mondiale. Mi riferisco anche alle cose più futili. Per esempio, il vostro protagonista va a cavallo? Andateci anche voi, almeno una volta nella vita, per provare davvero la stessa sensazione.
Non bisogna mai limitarsi ad immaginare, quando un'azione la si può provare in prima persona. In questo modo, vi garantisco che si eliminano tanti, tantissimi errori concettuali. Per esempio, una volta lessi un racconto in cui un certo personaggio si trovava in un bosco ed era seguito da certi nemici... l'autore scrisse che, sentendo  lo scricchiolio di un ramo, il personaggio in questione si accorse che i nemici erano vicini. Ma chiunque abbia vissuto anche solo un quarto d'ora in un bosco, saprebbe che è così stracolmo di rumori che sarebbe impossibile accorgersi con certezza di essere seguiti proprio dai nemici da cui si stava scappando. Comprendete?
Ora, vorrei portarvi come secondo esempio un libro che malauguratamente mi è capitato di leggere: "Amore 14" di Moccia nonché Federico. Se non l'avete presente... meglio così, credetemi (vabbè, se proprio siete curiosi, potete vederlo nella mia libreria di aNobii, mio malgrado).
Fatto sta che questo autore ha tentato di immedesimarsi in una ragazzina quattordicenne, descrivendone pensieri, amori, amicizie... e non si è minimamente accorto di scrivere delle emerite scemenze, cose che, se nella sua vita fosse stato una ragazzina quattordicenne, non avrebbe mai scritto.
Ecco, questo è un buon esempio di scrittura senza esperienza. Ora, io capisco che un autore debba poter avere la libertà di scegliere i protagonisti che desidera. Ma prima di immedesimarsi in qualcosa che non si è e non si potrà mai essere, non sarebbe, secondo voi, stata una buona idea almeno chiedere a chi corrisponde alle caratteristiche del protagonista se scrivere o meno quello che si ha in mente? Intendo dire: se Moccia avesse intervistato, chiesto a una ragazzina quattordicenne se le sarebbero mai passate per la mente quelle cose, se si fosse basato sull'esperienza di altri per scrivere il proprio libro, ne sarebbe saltato fuori qualcosa di migliore? Molto probabilmente sì.
Quindi, consiglio di VIVERE ciò che si scrive (ripeto, nei limiti del possibile. Nessuno potrebbe provare l'esperienza di essere calpestato da un ciclope, almeno credo...). O, in alternativa, di chiedere a chi ha vissuto, come avrebbe dovuto fare Moccia. Questo è un buon modo per scrivere cose più pertinenti alla realtà e, non ve lo nascondo, per provare esperienze nuove che, forse, non avreste mai pensato di provare.